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Varianti di stupro

Varianti di stupro

Sandro Montalto

Varianti di stupro

Prefazione di Lella Costa

Edizioni Joker, Novi Ligure 2014

60 pagine

ISBN 978-88-7536-350-5    

Esiste in molte di noi, e non è certo immotivato, una sorta di pregiudizio, quasi di sospetto, ogni volta che un uomo si avventura in territori femminili, specie se particolarmente intimi, dolorosi, segreti. E non è solo il timore che vengano violati pudore e riservatezza, è anche la paura, o almeno il sospetto infastidito, che gli uomini, dopo averci spogliate di tutto e in tutti i sensi, vogliano anche rubarci le parole per dirlo. Che dopo essere stati carnefici pretendano anche di usurpare la voce delle vittime. Sandro Montalto nei suoi monologhi fa parlare donne che hanno subìto, anche se con diverse modalità e diverse gradazioni di orrore, l’indicibile violenza dello stupro. Lo fa con infinito rispetto, con palpabile pudore, e soprattutto con l’inequivocabile timbro dell’indignazione. Lo fa per comunicarci lo sgomento di chi non si capacita che una simile tragedia si continui a consumare quotidianamente, e che chi quotidianamente la commette non venga estromesso dalla comunità degli esseri umani. Forse lo fa per espiare in qualche modo la colpa di altri uomini che non riesce a capire, prima ancora che perdonare. E lo fa attraverso il teatro, la parola parlata e viva, perché sa bene come da sempre sia la forma più alta, e forse più efficace, di orazione civile. Leggendo i suoi monologhi mi è tornato in mente un pensiero che mi è venuto molte volte leggendo testi di grandi autori che si sono cimentati con figure femminili particolarmente intense e complesse: come è bello lo sguardo degli uomini quando si posa sulle donne non per corrompere, ma per capire e salvare! Quindi, caro Sandro, grazie (Lella Costa).      

 

(Quarta di copertina) Questi testi sono legati dalla comune tematica della violenza. Il titolo collettivo proposto usa la parola forte “stupro” in quanto carica di valenze storiche e sociali, ma è qui da intendersi nell’accezione ampia di violenza fisica e psicologica nei confronti di chiunque. Abbiamo scelto di mettere in scena vittime femminili perché indubbiamente la storia, le culture e l’indifferenza hanno consegnato soprattutto alle donne questo triste destino. Tuttavia l’analfabetismo emotivo che caratterizza la nostra epoca porta tutti noi a confondere, ancora, l’amore con il possesso, la riservatezza con la pavidità, la tradizione con la sopraffazione, la pazienza con la legittimazione della violenza. La violenza è infatti una ininterrotta catena che trova alimento e giustificazione in sé, e si irradia investendo ogni aspetto dell’esistenza umana. La letteratura e il teatro possono tentare di far riflettere non tanto sui singoli casi quanto sulle matrici profonde, sui tipi di oppressione, sui conflitti che generano altri conflitti, sulla storia che si ripete nelle gesta memorabili come nelle miserie e negli orrori della più sommersa quotidianità.

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